Sembrano essere delle prove da adulti in tutto e per tutto le sfide che vengono proposte a questi bambini: prove dove si vincono le stelline d’oro e gare per diventare il leader della settimana. Se queste sono le uniche regole dello spettacolo, prepariamoci a vedere la totale anarchia di un gruppo di ragazzini allo sbando, senza genitori al seguito. Sarà per tale motivo che lo show è stato eletto come la “peggiore idea mai avuta” della rete CBS nel quale quaranta bambini devono stare in una città fantasma senza la supervisione degli adulti. Citiamo qui di seguito l’apertura della prima televisiva della serie:
Per favore alzate la mano destra e ripetete dopo di me: io giuro solennemente di essere venuto allo show televisivo Kid Nation perchè sostengo lo sfruttamento del lavoro minorile di Dickens per scopi di intrattenimento, in particolar modo quando si tratta di quelli televisivi. Accetto che tale sfruttamento possa includere (e non ne rappresenta solo un limite) il fatto di guardare i minorenni mentre cucinano, puliscono, marciano, piangono, cercano di prendere le lepri per alleviare la noia e/o il malessere, le urla, confabulare qualcosa, ancora del pianto, lamentarsi, piagnucolare, manifestare scatti d’ira e/o di spirito e bere un casuale bicchiere di candeggina.
Probabilmente noi “mammoni” italiani non apprezzeremmo più di tanto. Anche perchè in America non sono mancate le critiche verso questo gruppo di bambini (fino all’età di 15 anni): li si accusa di comportarsi troppo da bambini (strafogandosi di caramelle e di bibite gasate a non finire) o di avere addirittura disturbi di bipolarismo (ovvero quando una persona cambia spesso idea passando da una versione a quella totalmente opposta). Ci chiediamo: possiamo davvero biasimare questi ragazzini che per una volta nella loro vita si trovano liberi di fare le loro scelte senza l’influenza dei genitori?