Per la prima puntata de Le Iene, andata in onda domenica scorsa su Italia 1, era stato annunciato un servizio esplosivo di Sabrina Nobile sul film porno di Sara Tommasi, che negli ultimi mesi ha fatto molto discutere. Ma alla fine il servizio non è andato in onda e l’avvocato Marra è tornato all’attacco.
Alfonso Luigi Marra, il celebre avvocato dello “strategismo sentimentale” nonché vecchia fiamma di Sara Tommasi, si è scagliato contro Mediaset e Le Iene, programma in cui non è andato in onda il servizio di Sabrina Nobile sul film porno girato dalla showgirl.
In questi ultimi mesi abbiamo assistito a tutte le vicende, giudiziarie, pornografiche, cliniche della Tommasi, ma Ilary Blasi e Teo Mammucari a fine trasmissione hanno annunciato che per problemi tecnici il servizio non sarebbe andato in onda e Marra, che ama tanto scrivere, ha rilasciato un lunghissimo comunicato, chiedendo addirittura la sospensione della trasmissione e accusando nuovamente il produttore del film di aver indotto Sara a girare un porno sotto effetto di stupefacenti. Per chi avesse la pazienza di leggerlo tutto, ecco il comunicato integrale (in grassetto le parti più rilevanti):
Alle Iene – parodia inquietante dell’odierno moralismo – circa l’illiceità del filmare Sara, ad opera di Nobile e la sua troupe, sul set del primo porno.
Avevo fin qui taciuto perché avevo imputato a un fatto personale di questa tale Sabina Nobile l’orribile, prima che illecito, gesto di starsene lì per tutto il tempo a filmare Sara mentre De Vincenzo, con la cocaina, dapprima la trascinava a iniziare, e poi la spingeva a proseguire quelle scene che non aveva mai avuto alcuna intenzione di girare.
Sennonché ieri sera, 13.01.2013, ho dovuto cambiare idea perché l’intento di tornare, in Le Iene, su quel bel ‘servizio’ – che per fortuna, o meglio per intervento di non so chi, non è poi stato trasmesso – dà un carattere istituzionale a quell’illecito, e lo trasforma in un segno dei tempi, moralistici quanto depravati, troppo grave perché possa tacerne.
Non aveva mai avuto alcuna intenzione di girarlo quel film Sara perché era stata attirata lì una settimana prima con un invito telefonico di un tal Romano proprio con la promessa della presenza sul set di Le Iene e il TGCOM, e voleva in realtà solo (e comunque in una fase in cui già non era in buone condizioni mentali) farsi un po’ di pubblicità, recitare forse la commedia, la farsa, di un porno, ma giammai girarlo davvero.
Tanto più, mi sembra, che la presenza di due grandi televisioni non poteva che fare escludere una tale possibilità.
Un non voler girare alcun porno di cui so con certezza anche per vari altri motivi, uno dei quali è che il giorno prima era a casa mia e, sapendo che andavo a Milano anch’io, aveva molto insistito perché andassimo insieme, cosa purtroppo non accaduta.
E, inoltre, perché alle 16.30 circa del giorno del porno – nonostante, secondo lei stessa, oltre che secondo Max Scarpat (ma sarebbe importante conoscerle tutte le numerose testimonianze raccolte dalla DIGOS), De Vincenzo avesse già dalle 15 iniziato a rimpinzarla di cocaina (e forse anche di altro: è uno ‘scoppiato’ di cocaina e un esperto) – mi ha telefonato chiedendomi di tornare a Roma con me con il treno delle 18, e io le ho fatto comprare il biglietto elettronico che le ho fatto spedire sul telefonino. Salvo che, alle 17.15 circa, mi ha ritelefonato, evidentemente ormai caduta nella trappola tesale da queste bestie, per dirmi che non poteva più.
Criminali che la magistratura ha sbagliato gravemente a non perseguire subito e con forza non solo perché li ha così ‘legittimati’ a commettere nuovi reati per indurla agli altri due porno, ma perché è proprio con questa tecnica che questa gentaglia spinge continuamente ‘nuove leve’ nella pornografia: mediante cioè il forzare delle donne, anche solo per un minuto, drogandole, approfittando di stati di debolezza mentale, su un sentiero dal quale non potranno più tornare. Perché quello della pornografia è un destino, non solo infame, ma anche tragicamente stupido e sconveniente persino economicamente. Un destino che difficilmente una donna sceglierebbe volontariamente.
Un essere Sara preda della cocaina, dichiara Max Scarpat, che era palese e che comunque poteva essere rilevato dai ‘primi piani’ (fatti dalle Iene) delle pupille dilatate. Così come a tutti era evidente che non voleva assolutamente girare alcun porno.
Cose che, a parere della stessa DIGOS di Roma avrebbero dovuto avere, da molti mesi, ben altri effetti che il nulla che ad esse, chissà mai perché, è seguito.
Un nulla che, a prescindere dai PM e giudici di questa vicenda, non mi meraviglia perché 40 anni di professione hanno radicato sempre più in me la convinzione che: “Se la civiltà è figlia del controllo, la deliberata ‘disfunzione’ della giustizia è necessariamente la madre dell’attuale stato delle cose”.
Cose, in ogni modo, che implicano che, quali che siano i crimini che De Vincenzo ha commesso su quel set, non possono che esserci profili di responsabilità penale anche per chi ha fatto quel servizio.
Non so infatti che capiscono Nobile e i consulenti che vi guidano, ma il fatto è che sono i cronisti di guerra che, nel mezzo dei bombardamenti e i conflitti a fuoco, si comportano da eroi quando, non potendo altro, li filmano.
In situazioni ordinarie, invece, chi si trovi ad assistere a un crimine deve chiamare il 113 e, ove non lo faccia, la fattispecie di chi, in ipotesi, si accucci in un angolo terrorizzato e nasconda il capo, o fugga spaventato, è ben diversa da quella di chi partecipi stando lì a filmare e a intervistare come se fosse nato ieri e non capisse quello che sta accadendo.
Tanto più che De Vincenzo, un tal figuro che ogni medio cittadino sol che lo guardi se ne allontana, è incredibilmente buon amico di non so quale responsabile delle Iene. Un’amicizia di cui bisognerebbe forse spiegare il perché (visto il moralismo di cui sono pervase le Iene tutte), non facendo egli altre attività che offrire stupefacenti, di cui, a dire di Sara, dispone in gran copia, e donne; altra ‘merce’ in cui pure traffica (mi ha riferito un’amica che, per rabbonirmi, voleva mandarne una a casa anche a me, avvezzo evidentemente com’è a dei miserabili tali che si mettono in mani simili anche solo per non pagare la mercede per una prestazione sessuale e un po’ di droga).
Insomma, premesso, per farla breve, che diceva Sainte-Beuve: “Non tutti i delinquenti sono moralisti, ma non ho mai conosciuto un moralista che non fosse un delinquente”, io vi prego, signori responsabili della MEDIASET, di interrompere questa trasmissione che dell’odierno, abominevole moralismo è divenuta il tempio, perché proprio lì è facile si annidino le espressioni più emblematiche di quello che questa la nostra società è divenuta.
Quanto alle signore alla Nobile, conosco bene Sara e quanto basta Nobile, e il mio giudizio – il giudizio di un uomo la cui vita è pur sempre stata, benché di certo vanamente, un’eterna lotta per capire – è che Sara non so ancora se riuscirà a salvarsi, perché quello che le hanno fatto l’ha resa più fragile di quanto già non fosse, ma è una bravissima ragazza. Delle signore alla Nobile invece, mi spiace, ma non mi sentirei di dirlo.
Quanto invece ai motivi per i quali la difendo, non è in virtù dei nostri rapporti personali, ma perché, con una determinazione che sarebbe tanto più grave quanto più fosse inconscia, l’hanno, l’avete, attaccata, ognuno a suo modo, nella stessa logica in cui hanno, avete, attaccato anche Arcuri, Ruby, Mora, Rossy de Palma e Sgarbi: per distruggerli o sminuirli allo scopo di tentare stupidamente di arginare le mie tesi.
Perché, a prescindere ora dal fatto che la pervicacia di un De Vincenzo è frutto del fatto che si sente coperto da persone e da entità della cui copertura oltretutto si vanta apertamente, uno stadio più profondo della verità è che, da voi a Monti al Bilderberg alla masnada di cani che in internet vogliono per forza dire la loro pur non avendo mai avuto niente da dire, siete solo ormai disperate espressioni della pseudo cultura sessual-consumista-feticista: quella nel cui petto sta ormai affondando la lancia delle mie tesi.
E i vostri gesti non sono altro che gli ultimi sobbalzi dell’agonia di una ‘morte’ – che in realtà vi accorgerete poi essere salvifica – per mano del nuovo umanesimo di cui ai mie libri.
Di tal che, qualunque altra cosa dovesse eventualmente disporre la giustizia – perché i reati, quando vi siano, sono reati – da un punto di vista invece morale vi condanno ad essere restituiti allo status di cittadini privati, perché quello di cittadini pubblici lo avete esercitato indegnamente.
Alfonso Luigi Marra