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America’s Next Top Model: per belle apparire quanto bisogna soffrire?

 In Italia c’è un programma analogo chiamato Italia’s next top model (in onda su Cielo, nuovo canale del digitale terrestre) ma la freddezza (presunta) della Stefanenko non sembra poter mai raggiungere il cinismo e talvolta il masochismo della conduttrice del reality americano. Infatti lo show di America’s Next Top Model prevede un tasso di cattiveria ineguagliabile ad altri show dello stesso tipo e se non vi basta la versione italiana potete seguirlo su Sky Vivo. Quest’anno si è conclusa la quattordicesima stagione ad Auckland in Nuova Zelanda, dopo che la carovana delle modelle è passata per vari Paesi come la Cina, la Spagna e il Brasile.

Tyra Banks che offre il saggio consiglio di “per belle apparire bisogna soffrire” mentre si è rimasti a corto di pose per lo scatto è buona cosa. Quello che non va è il debole della Banks: trovare delle modelle che camminino sui tacchi vertiginosi di Vivienne Westwood ( la vincitrice del sesto turno Danielle, nella foto, si è slogata il mignolo del piede, cavolo!) e fare delle foto in caduta libera (come ha fatto una ragazza del decimo turno, Claire, a non rompersi il collo?). Come a dire: per tutto deve esserci un limite.

A sfatare il mito della “bella-e-oca” non serve certo questo programma che, ovviamente, fa dell’aspetto esteriore un elemento spettacolare e di invidia tra le concorrenti. La perfezione deve essere raggiunta per ciò che riguarda il portamento, il modo di indossare gli abiti, le pose da fare davanti ad un obiettivo ma niente di più. Si potrebbe dire che è curata la forma ma non il contenuto. Non a caso molti telespettatori, o forse sarebbe meglio dire telespettatrici, lamentano il fatto che spesso la modella più meritevole (per come ha lavorato e per come si è impegnata nel corso delle puntate) alla fine non vinca mai.

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