Nell’ambito dell’iniziativa #WIDG – La tv che vorrei, abbiamo intervistato Peppi Nocera, autore di diversi talent (Saranno Famosi, le prime edizione di Amici e X Factor) reality (L’Isola dei famosi) di successo.
Come si fa a coniugare il genere reality con la qualità televisiva? O meglio il formato puo’ essere sinonimo di qualità o la esclude a prescindere?
X Factor è un piccolo capolavoro d’alta qualità e anche il più semplice da fare, se chi lo fa ha gusto beninteso (ride, ndb): scegliamo la musica che ci piace, ci sono i giudici che vogliamo e che amiamo, portiamo insieme sul palco i cantanti di nostro gradimento… e non si va ad indagare tanto sulle loro vite. Ma X Factor è un Talent più che un Reality. Quando si entra in ambito Reality puro le cose cambiano. Per rendere l’idea ti faccio un esempio molto semplice anche se mi riferisco ad un programma che non scrivo: il Grande Fratello. Il modello aspirazionale al quale si è ispirato tutti questi anni il GF comincia a scricchiolare. Anche se stimo moltissimo Andrea Palazzo (capo progetto del Grande Fratello, ndb) penso che quest’anno abbiano un po’ toppato il cast. E’ chiaro che la bonona strappamutande o il fico ipertrofico comincia ad essere, grazie al cielo, non più un modello al quale il pubblico s’ispira e aspira essere, al contrario è un modello che molta parte degli italiani comincia a deprecare e a giudicare malevolmente. Col senno del poi, scegliendo altri personaggi avrebbero avuto meno problemi. Nel caso dell’Isola dei Famosi, abbiamo adoperato un cambio drastico, proprio perché abbiamo intuito che il gradimento per certa televisione stava cambiando. Abbiamo digerito lo shock di non avere più per conduttore una grandissima come Simona Ventura e siamo ripartiti dalla scommessa vinta di Nicola Savino e Vladimir Luxuria. Siamo ritornati alle vecchie glorie e ci siamo inventati la categoria degli “Eletti”, che chiaramente di eletto hanno ben poco, ma donano una dose d’umorismo involontario che ha fatto molto bene al format. Si sta sempre senza mangiare, si vive di privazioni in un’isola deserta, ma si ride anche molto. Non abbiamo demappato il genoma, stiamo facendo semplicemente dell’intrattenimento che mi pare fino adesso sia avvincente, garbato e divertente.