Gigi D’Alessio, che domani sera sarà il mattatore del varietà di Raiuno Gigi, questo sono io, critica i talent (“E’ nel loro interesse”) in un’intervista rilasciata a La stampa: il cantante napoletano che considera lo show in prima serata su Raiuno come premio alla sua carriera, distingue la sua gavetta, lunga e faticosa, da quella dei ragazzi che diventano subito famosi grazie ai talent e fa l’esempio di Valerio Scanu:
Valerio ha vinto Sanremo senza emozionarsi, come se gli fosse dovuto. Mi faceva impressione guardarlo. Io avrei pianto per venti giorni, ancora oggi, figurarsi alla sua età. Ho fatto Sanremo nel 2000, avevo 33 anni e prima di salire sul palco ero gelato, tremavo mentre cantavo, mentre tutti questi ragazzi erano tranquilli. Non è bene per loro. Rischiano grosso … Rischiano di essere triturati dal meccanismo che li ha fatti diventare subito famosi. Perché passato il loro anno, ecco un’altra trasmissione, facce nuove.
La colpa non è dei cantanti, ma delle case discografiche inesistenti:
Le case discografiche non esistono più. Ai talent vanno come al mercato della frutta, scelgono quella di stagione, poi aspettano l’altra. Non voglio che queste occasioni diventino solo una vendita di illusioni. Solo una gavetta seria, accompagnata da persone del mestiere, può dare stabilità. Oggi diventano subito famosi io dieci anni fa esultavo per un passaggio all’alba a Uno Mattina, dalle 4 aspettavo in macchina. E mi ha visto solo mia zia.
Gigi D’Alessio fa delle riflessioni condivisibili a difesa dei ragazzi che escono dai talent. Peccato che nelle sue ospitate ad Amici (a cui ha regalato canzoni per le sigle) non abbia mai avuto la possibilità di guardare in faccia i discografici per esporre con la stessa energia le sue opinioni …