Mirella Poggialini, critico televisivo del quotidiano L’Avvenire, boccia l’undicesima edizione del Grande Fratello per due aspetti molto significativi. L’eccessiva (e morbosa) presenza degli ex gieffini nelle trasmissioni satelliti di casa Mediaset per mantenere viva l’attenzione dei telespettatori sulle fitte trame dei giovani protagonisti del reality dentro e fuori la casa:
Quello che conta è che un gruppo di aspiranti alla fama, al successo e al denaro – il premio di 300.000 euro – abbia resistito a una carcerazione «record» per la tv (183 giorni, cioè 4392 ore, 263.520 minuti, 15.811.200 secondi) con una tenacia degna di miglior causa, segno di una esasperazione del desiderio di notorietà e quattrini in grado di far accettare qualunque sacrificio. E davanti a questa prigione lussuosa, ma comunque serrata, il pubblico via via è stato coinvolto, anche tramite una rete astuta di interventi mattutini e pomeridiani in altri programmi, nei litigi e nelle cosiddette passioni dei protagonisti del gioco: pronti a interpretare, con la massima accentuazione possibile, ardori repentini e tradimenti focosi, secondo un copione di maniera che ha colpito evidentemente in modo trasversale molti spettatori “emozionabili”, sedotti dai toni forti e da tanto finto «romanticismo.
In più casi, il programma ha davvero superato i limiti dell’ammissibile:
Mediaset ed Endemol adesso fanno finta di niente, ma questo GF 11 si è caratterizzato per un altro pessimo primato, quello delle bestemmie, di cui si è costellata l’edizione. Bestemmia come parte del linguaggio corrente, come volgare esposizione di un temperamento che si esprime attraverso la violenza e la sguaiataggine: e quindi segno di un modo di essere, di vivere e di esprimersi in cui affonda ogni principio di civiltà e di dignità. Non è un bel mondo, quello dei “giovani” che il GF 11 ci ha presentato con insistita sollecitazione: in questi sei mesi abbiamo visto un mondo squallido e spento, malgrado villanzoni a iosa, urli e scenate, rabbie finte o vere e patetiche imitazioni di sentimenti autentici. Un mondo purtroppo che alcuni considerano «d’esempio» e che da certe scene traggono ispirazione e legittimazione. La trasgressione – come violenza o rifiuto, offesa o provocazione – appare così come una conquista di libertà: quella di bestemmiare, per esempio, o di intrecciare meschini rapporti che offendono il senso dell’amore e lo riducono a squallida macchietta o a patetica parodia di tragedia. Stupisce, in fondo, che tanti se ne coinvolgano: che malgrado una diffusa ostentazione di sicurezza molti siano attratti e conquistati dalla recitazione sopra i toni dei concorrenti-attori. «Se un programma va bene, è giusto proporlo», è stato detto. Ma le dinamiche del gruppo, le tensioni che esprime, l’esasperazione dei toni e dei modi con i quali i rapporti si rappresentano sono forme deviate del convivere e non lasciano in chi assiste alcun messaggio positivo. A meno di volersi illudere che una trita storia di occasionali e imbarazzanti coppie multiple sia davvero un prodotto tv di cui andare fieri.
E voi siete d’accordo con le considerazioni della Poggialini?
L’ analisi per certi versi e’ risaputa e scontata, ma sarebbe ipocrita non applicarla anche ad altri ambiti. Giusto criticare le bestemmie, ma non si puo’ censurare, come ha fatto la Poggiolini e poi omettere che i colpevoli sono stati espulsi. Non si possono criticare determinati episodi ed omettere che gli stessi si verificano anche in ambienti cattolici, non si possono critcare le fintissime storie d’ amore ed evitare di sottolineare che lo stesso Alfonso Signorini, opinionista del Grande
Fratello le ha etichettate come ridicole.
E’ troppo facile mistificare la realta’ per tirare acqua al proprio mulino.
per me il programma va chiuso.
ebbasta con sta storia delle bestemmie.. mo sono tutti santi.. poi l’incontri per strada mentre un vigile li multa e piovono bestemmie… ma và ma và
falsi moralisti