Nei periodi caldi dell’anno è legittimo sognare le basse temperature dell’inverno ma a ben guardare questi tir nelle regioni più remote, desolate e ghiacciate del pianeta terra, ci accontentiamo della calura estiva e lasciamo a loro l’ingrato compito di giungere a destinazione sani e salvi. Definita anche come serie da “missione suicida”, nella prima stagione la carovana dei tir deve raggiungere dei villaggi isolati nel territorio canadese per fornire i viveri necessari per superare le temperature rigide.
La prima puntata venne mandata in onda per la prima volta nel 1999 e si basava sul libro Denison’s Ice Road di Edith Iglauer. In seguito, visto il successo di questa prima puntata sperimentale, è stato chiesto a Thom Beers (che abbiamo già incontrato in Deadliest Catch) di produrre un documentario-reality che avesse come protagonista uno di questi enormi tir e delle lande desolate.
La ricetta per non rimpiangere l’afa che ci attanaglia in questo periodo è semplice: prendete un grosso carico ed aggiungetelo ad un sottile strato di ghiaccio sull’oceano artico e otterrete il più alto indice d’ascolti delle serie di History Channel (e allo stesso tempo un costante suono inquietante e incalzante).
Non perdete anche le condizioni del tempo in una tormenta di neve, che durante la seconda stagione il capo Kurt Wainman ha voluto spiegare ai telespettatori in questo modo: “ vedete adesso, la visibilità sta diventando ciò che noi chiamiamo ‘al diavolo tutto’. Vedendoti seduto lì a perderci la testa penso che tu sia un uomo morto perchè ti vedo così calmo, rilassato e se reagisci velocemente hai una possibilità di sopravvivere.” I maligni sospettano che talvolta i problemi ai tir vengano causati di proposito per aumentare la tensione e l’audience ma di certo non si possono biasimare i giganti della strada per non riuscire a resistere a lungo in queste condizioni atmosferiche davvero proibitive.