Partecipare ad un reality da ieri in Francia è considerato un vero e proprio lavoro e per questo deve essere regolato da un contratto a tempo indeterminato.
Così ha sentenziato la corte di Cassazione di Parigi, che ha regolamentato per la prima volta lo statuto dei candidati di questo tipo di programma, dopo che i concorrenti de L’Ile de la Tentation avevano chiesto di essere considerati dipendenti della società di produzione Glem (il cachet percepito è stato di 1500 euro). Dice la sentenza:
L’esistenza di un rapporto di lavoro non dipende né dalla volontà espressa dalle parti, né dalla denominazione che hanno dato al loro accordo, ma dalle condizioni di fatto nelle quali è esercitata l’attività di lavoratore. La prestazione consiste nel prendere parte ad attività imposte e nell’esprimere le impressioni che ne derivano, oltre ad essere a disposizione in permanenza senza avere contatti con l’esterno, si distingue solo per la registrazione della vita quotidiana.
Sconcertato l’amministratore delegato di Endemol Italia Paolo Bassetti, che dice (fonte Corriere della Sera):
La trovo un’assurdità. Se in Italia venisse introdotta una legge del genere non faremmo più i reality. Se una società come la nostra dovesse assumere ogni volta venti persone per fare un programma… non esiste. Ma non credo che in Italia verrà mai approvata una legge di questo tipo.
Anche se non capisco perché una simile decisione sia definita assurda e quali problemi avrebbe una società come Endemol a mettere sotto contratto venti persone, i fatti sono questi: se partecipate ad un reality in Francia, siccome c’è un legame di subordinazione tra il datore di lavoro e il partecipante, avrete un contratto con la società che produce il reality!