Giorgio Gori, intervistato da Paolo Giordano de Il Giornale, non accetta che L’espresso definisca L’isola dei famosi come L’isola dei lavori forzati e nemmeno che si dica che i lavoratori siano sfruttati e in situazioni di disagio:
È gente estremamente qualificata che lavora duramente in mezzo a molte difficoltà ambientali. Ma che ha scelto questo lavoro e lo ama. Anche per questo è pagata mediamente ben di più di quanto è stato scritto. L’espresso invece ha preso una situazione di emergenza, del tutto eccezionale, e l’ha spacciata come la regola … Le cattive condizioni del mare hanno impedito in un paio di occasioni il rientro al «campo base» dopo la diretta. E 50/60 persone hanno dovuto passare la notte in un posto attrezzato per ospitarne venti.
Il capo di Magnolia ricorda come i disagi esistono a causa di situazioni ambientali difficili e non di organizzazione scadente e ribadisce:
È paradossale che ci si accusi di non aver a cuore la condizione di chi collabora con noi. Magnolia dà lavoro, mediamente, ogni anno, a circa mille persone, tutte inquadrate secondo le regole. La maggior parte di queste hanno meno di 30 anni e molti ragazzi hanno trovato qui il loro primo impiego, senza raccomandazioni. Per me questo è stare dalla parte di chi lavora.
Gori, certo che le polemiche siano frutto di scarsa informazione e di logiche di contrapposizione politica, ricorda che il reality fa guadagnare soldi alla Rai e:
Mette in condizione la Rai di dialogare con i giovani, che sempre più difficilmente la seguono. E poi fa opinione.
A proposito dello spostamento de L’isola dei famosi a lunedì Gori assicura:
C’è la semifinale di Champions League. Gli spostamenti non sono mai una buona norma. Ma è per una volta soltanto. Vedremo come andrà, ma non ci preoccupiamo (riferendosi allo scontro con Italia’s Got Talent): noi abbiamo spettatori straordinariamente appassionati
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