Francesca De Andrè, reduce dalla poco convincente esperienza a L’isola dei famosi 8, tra i “Parenti di”, ha rilasciato un’intervista a Vanity Fair (da cui è tratta anche la foto in alto). Qui ha raccontato il suo passato famigliare molto travagliato, in attesa della pubblicazione ad ottobre di un calendario per For Men. Prima però il riferimento alla musica, nel solco della tradizione famigliare (il nonno era il grande Fabrizio De Andrè), e al suo futuro, magari in tv:
Io canto fin da piccola, mi piace la musica, ho anche collaborato con alcuni musicisti, mio padre vorrebbe che continuassi e forse lo farò. Ma non adesso, è troppo presto e troppo pesante la responsabilità. E poi voglio prima fare altre esperienze, magari in Tv o al cinema. Non mi dispiacerebbe condurre un programma, ho studiato danza per oltre dodici anni e quindi so ballare, parlo quattro lingue, adoro il mondo della moda, voglio studiare recitazione e poi… certo, c’è anche un po’ di esibizionismo e di ribellione.
Francesca ha spiegato come lei sia stata sempre la ribelle di famiglia, anche perché cresciuta in una casa in cui la madre “era Hitler” (la 21enne è figlia di Cristiano e della prima moglie Carmen de Cespedes):
Mamma ci ha cresciuti con regole severe e inappellabili. Orari regolarissimi, doveri, mai un brava, mai un complimento, un sorriso, una frase carina, se non finivi quel che avevi nel piatto te lo propinava per giorni, dovevo vestirmi come diceva lei, non potevo ricevere amici, erano scontri e liti su tutto. Dall’altra parte c’era mio padre. Si sono separati che avevo tre anni, ma anche dopo è stato un inferno. Litigavano sempre, si insultavano, urlavano.
Francesca, ad un certo punto, dunque, decide di fuggire da casa, per rifugiarsi per tre mesi in quella del padre. Ma:
è stato un disastro, un NCS, Non Ci Siamo. Lui è incapace di prendersi cura di qualcuno. Mi vuole bene, ma è un pastrocchio totale, forse Satana mi avrebbe aiutato meglio. È sempre stato così fragile e insicuro che a volte mi sembra di essere io sua madre. Ancora adesso sparisce e chiama solo quando ha bisogno. Vedo il suo nome sul cellulare e penso: “Stavolta che cosa mi chiederà?”. Potrebbero essere le sigarette, la spesa, oppure mi dice: “Ho litigato con la ragazza, che faccio?”.
Così, a 15 anni, Francesca si ritrova senza l’amore dei genitori e va a vivere col fidanzato. Il racconto, sentito, si conclude con la decisione del giudice di metterla in un orfanotrofio per otto mesi. Ove, però, l’atmosfera non è per niente accogliente. E così:
Sono scappata così tante volte che il giudice ha capito e mi ha dato l’emancipazione a 17 anni.