A più di un mese dall’inizio de L’Isola dei Famosi 7, la troupe dei tecnici sbarcati in Nicaragua protesta contro le condizioni igienico-sanitarie precarie della location in cui sarebbero costretti a lavorare. L’accorata denuncia è riportata sul sito de L’Espresso, in un articolo a firma di Beatrice Dondi
L’acqua potabile è scarsa, il cibo è razionato, si dorme spesso nelle tende e i sacchi a pelo non bastano per tutti. Meglio non parlare dei bagni, o meglio delle latrine di fortuna: sono solo quattro per 54 persone. La zona è paludosa e non ci sono zanzariere. Gli spostamenti in barca sono pericolosi e spesso si finisce in infermeria per le scosse e le ondate. Ed è così che si deve vivere per quattro mesi, lontano da casa, per una paga di 120 euro lordi al giorno, succeda quel che succeda, senza diaria o extra che tengano.
A seguire la lista dei disagi riscontrati nel corso dei giorni
Le sorprese a Corn Island, dove è stata installata la base logistica, sono state tante fin dall’inizio e nessuna era stata anticipata alla partenza dall’Italia. La zona è circondata da una palude putrida, infestata dagli insetti. Mancano i posti letto, solo i più fortunati hanno potuto prendere possesso di una casetta di legno prefabbricata (senza zanzariere alle finestre) che ospita cinque persone su brandine di fortuna alcune delle quali hanno ceduto dopo le prime notti. Gli altri si sono dovuti accontentare di dormire in tenda.I cosiddetti bagni sono dei cubicoli in compensato all’aperto che defluiscono tutti in un tubo di scarico da 15 millimetri. Il risultato è un odore insopportabile, che si propaga in tutta la zona.
E ancora
Il cibo è razionato e si mangia solo quando lo stabilisce la produzione, non quando si ha fame. La carne viene servita raramente e con estrema parsimonia. Se per sbaglio una porzione viene data in misura più abbondante arriva prontamente un addetto a togliere l’eccesso. I sandwich sono due fette sottili di pane da toast con una frittata esangue. Le bibite solo due, per tutta la giornata. In camera, o durante le riprese, l’acqua extra si paga.
Un racconto davvero raccapricciante
La lavanderia non è compresa nell’accordo: per una trasferta di quattro mesi i vestiti si portano a lavare a pagamento. Ma la biancheria non viene accettata e quindi va lavata a mano, da ogni lavoratore, in uno dei quattro bagni a disposizione dell’intera troupe. I trasporti sono un altro calvario: una corriera attraversa l’isola di dieci chilometri quadrati a orari prestabiliti. Se non si riesce a prenderla l’unica possibilità è rientrare a piedi o noleggiare una bicicletta di tasca propria. Esiste poi anche un problema di sicurezza. I trasporti via mare sono pericolosi, sia per via delle condizioni ambientali sia per la presenza di rapinatori. Gli spostamenti da una spiaggia all’altra di Corn Island per le riprese comportano circa quattro ore di viaggio in mare, su imbarcazioni di fortuna a poco prezzo. Ogni settimana qualcuno finisce in infermeria per la cervicale. I cuscini per attutire i colpi sono riservati ai “famosi” che peraltro si sono pubblicamente lamentati in diretta per le difficoltà subite.
E per finire
Se la Forza navale dei militari nicaraguensi (che fornisce le sue imbarcazioni alla produzione) decide di non uscire perché le onde sono troppo alte, si noleggiano barche private, che si sovraccaricano di uomini e si lasciano andare in mare senza troppi scrupoli. È vietato rifiutare l’imbarco o chiedere il rientro in porto in caso di mare troppo mosso. È accaduto più volte che alcuni tecnici abbiano lamentato dolori e siano stati trasportati in aereo in città per fare le radiografie.
La replica di Giorgio Gori, amministratore delegato del Gruppo Magnolia-De Agostini non si è fatta attendere
Di certo non è un villaggio vacanze. L’Isola è una produzione durissima, per chi sta davanti alle telecamere e per tutti quelli che ci lavorano. Lavorare “in location” è un po’ come andare al fronte, e solo dei veri professionisti – disponibili ad operare anche in condizioni di oggettivo disagio – possono affrontare 4 mesi in prima linea. Ma ben altro è parlare di “lavori forzati”. L’articolo dell’Espresso descrive un’emergenza – occorsa in due specifiche occasioni, quando il mare ha impedito il rientro della troupe al “campo base” dopo la diretta, costringendo per una notte ad allestire alloggi di fortuna su un’isola attrezzata ad ospitare solo 20 persone (gli operatori che turnano per 48 o 72 ore sull’isola dove vivono i concorrenti del programma), con inevitabili problemi di condivisione del cibo e dei servizi igienici – e la spaccia come la condizione permanente di tutta la squadra che opera in Nicaragua. Questa, complessivamente, è fatta da circa 100 persone, contrattualizzate da Magnolia o dalle società che a loro volta forniscono gli apparati tecnici necessari alla produzione, tutte inquadrate con contratti a tempo determinato. A queste si aggiungono 5 persone contrattualizzate “a progetto” per attività redazionali. La gran parte di questi lavoratori risiede a Corn Island, dorme negli alberghi dell’isola o in casette prefabbricate e mangia, compatibilmente con le disponibilità locali, in modo più che dignitoso.
Gori aggiunge fermamente
Le difficoltà delle prime settimane, del tutto fisiologiche per una “prima edizione” in una nuova località (in passato l’Isola è stata realizzata nella Repubblica Dominicana e in Honduras, spesso con disagi logistici anche maggiori di quelli incontrati in Nicaragua) hanno interessato le squadre “in missione” sull’isoletta di Lime Cay e sono state causate principalmente dalle condizioni meteo, che hanno talvolta reso particolarmente lunga e faticosa la traversata con le barche dal “campo base” all’isola che ospita i concorrenti. Per questo la produzione si è dotata di un elicottero, inizialmente non previsto, e a breve ne avrà a disposizione un secondo. Per alcuni giorni anche i rifornimenti alimentari ne hanno risentito, ma a parte questo i lavoratori impegnati nella produzione vivono in condizioni di assoluta decenza, mangiano discretamente e non lamentano problemi di igiene.
E conclude speranzoso
Svolgono un lavoro indubbiamente faticoso (non ci sono orari, anche in virtù del fuso tra il Nicaragua e l’Italia) e scontano il disagio di una lunga lontananza da casa. Ma sono retribuiti adeguatamente per le loro capacità e funzioni, senza che mai sia trascurata la loro dignità personale. A questa squadra, che in parte sarà impegnata da maggio a luglio anche nella realizzazione della versione spagnola della trasmissione, si aggiungono circa 25 lavoratori locali.