Anche L’Osservatore Romano si unisce ai cori di critiche nei confronti dei talent show: Marcello Filotei, sul quotidiano ufficiale di Città del Vaticano, scrive:
Nati con l’intento di dare una possibilità di emergere a chi ha particolari qualità artistiche questi programmi sono progressivamente scaduti in vere e proprie scuole di perfidia … la rivalità esacerbata pare richiesta per contratto. Litigi e maldicenze vengono profuse a piene mani, evidentemente per copione, per incidere sull’audience e per creare a tavolino successi ‘obbligati’.
Sul banco degli imputati ci sono anche i professori:
è proprio opportuno che adulti artisticamente sulla via del tramonto avviino adolescenti sognanti sulla strada della notorietà ad ogni costo?
Secondo il giornalista i vincitori godranno di un successo a scadenza, mentre ai telespettatori solo modelli comportamentali unicamente mirati alla notorietà televisiva.
Siete d’accordo?