Michele Bravi si gode il successo di I Hate Music, il suo nuovo album e si toglie qualche sassolino dalla scarpa nei confronti di quanti gli avevano detto che era finito.
A pronunciare quelle parole fu la Sony, la sua ex casa discografica provocando in un ragazzo appena diciottenne una comprensibile crisi dalla quale però Michele è uscito più forte di prima.
Il cantante, intervistato da Vanity Fair, non rinnega il suo passato:
Non rinnego il talent: è servito a farmi conoscere ed è stata una bellissima esperienza. È stata la gestione del dopo a essere complessa. Tiziano Ferro ti scrive una canzone, Giorgia vuole duettare con te, io ero lusingato. Ma la verità è che dovevo trovare ancora una mia identità artistica, e nessuno mi ha aiutato. E se il tuo capo ti dice “sei finito, sei morto”, e tu hai 20 anni, è come per un bambino sentire dalla mamma che il suo disegno fa schifo. Ci credi. Ho rimesso in discussione tutto, anche la musica.
A giudicare dai risultati rimettersi in discussione gli ha fatto proprio bene.