Nicola Savino a ruota libera.
Ospite della trasmissione Sottovoce, il conduttore dell’Isola dei famosi e di Quelli che il calcio sulla Rai, è stato intervistato da Gigi Marzullo raccontando molti dettagli della sua vita privata.
Ho avuto la sfortuna di un padre che lavorava tantissimo, ma che quando tornava tornava carico di radio, acquistate anche dal Medio Oriente. Ascoltando la radio cercavo di trovare la sua voce. Da lì è nata la grande passione per la radio.
Ha spiegato raccontando come è nata la sua passione per la radio spiegando perché ha deciso di lasciare l’università.
Ho avuto fortuna di avere vocazione per la radio a 16 anni, in tenerissima età. Ho passato quasi tutta la terza scientifico di notte dormendo con la radio accesa, tant’è che mi bocciarono. Ma guadagnai una professione. Riuscii a capire che dopo quattro ore finiva il nastro e le canzoni si ripetevano. Così ho iniziato a lavorare gratis nelle piccole radio locali. Andando avanti andavano avanti gli studi, ma diventava sempre più ingombrante la professione di disc jockey. Dopo un esame in cui presi 20 in merceologia, una materia veramente brutta per me (si trattava di etichette sulle merci, una cosa che non mi interessava), decisi che non potevo fare il laureato in economia e commercio. I miei la presero con un po’ di tristezza all’inizio, ma poi mi dissero di assecondare le mie velleità.
Non manca qualche cenno sulla sua vita privata.
In tutto ciò, passando alla vita privata, Nicola viene da un divorzio a cui è seguito un secondo matrimonio che gli ha regalato la sua amatissima figlia:
Mi sono sposato molto giovane, non so perché, forse perché volevo crearmi subito una mia famiglia. Questo secondo matrimonio è inaspettato e carico di gioia, anche se stiamo insieme da 17 anni e siamo sposati di sette. Mia figlia ha appena finito le scuole elementari, può sembrare una cosa banale però l’idea che non ci sia più quella piccola bambina e che diventi una ragazzina, che entri nell’adolescenza, questo da una parte mi spaventa, dall’altra è il bellissimo viaggio della nostra vita. Sono un padre ansioso come la mia mamma.
Poi una buona dose di sincerità.
Una volta un dirigente mi disse che la Rai è veramente mamma Rai, lavoro anche nell’ambito privato ma non c’è nulla che un dipendente Rai possa invidiare al dipendente di un’azienda privata. Se ci penso, io sono un signore che non ha mai fatto un vero lavoro in vita sua, oltre alla radio e alla televisione.