È un mondo difficile quello della musica, anche se ti chiami Raf.
Il cantautore pubblico oggi Sono io, il suo tredicesimo album, ma non rinuncia a dire la sua sull’effetto tritacarne degli onnipresenti talent show musicali.
Devi necessariamente passare attraverso le dinamiche dell’intrattenimento televisivo, non danno niente alla musica. Molti ragazzi per un breve periodo possono avere l’illusione di aver realizzato un sogno, che nel 95 per cento dei casi non si realizza affatto. Per i pochi per cui si realizza c’è un futuro di compromessi con gli autori che gli vengono affiancati, e poiché non hanno la forza di affermare la loro personalità, alla fine risultano tutti uguali. Io in un talent show non avrei avuto chance, e lo dico con umiltà: neanche Bob Dylan ne avrebbe avute, l’avrebbero mandato via subito. Perché nei talent il criterio è premiare il bravo interprete, il talento di chi ha una bella voce.
D’altra parte il cantante è consapevole che il mercato è cambiato.
Le vendite dei dischi del resto sono ormai irrisorie, per essere nei primi posti in classifica nella prima settimana di uscita di un disco basta vendere duemila copie, il mercato quasi non esiste più. Il lavoro di supporto delle case discografiche lo può fare oggi anche un buon ufficio stampa, sempre i più diventano decisivi i social. E a proposito dei social, oggi sono la vera alternativa ai talent show, una strada che trovo invece un terrificante tritacarne. Hanno modificato la creatività musicale e ormai i ragazzi che vengono fuori da lì sono tutti drammaticamente uguali.
Ed è per questo che rifiuterebbe di fare il giudice in in talent.
Ognuno è libero di fare ciò che vuole, io non andrei, neanche per tutto l’oro del mondo. La figura del giudice che sale in cattedra e dà voti alla musica mi infastidisce.