Sanremo 2010, Marco Mengoni, Noemi e Tony Maiello analizzati da Paolo Giordano

Paolo Giordano, a un giorno dall’inizio del sessantesimo Festival di Sanremo 2010, ha analizzato i tre cantanti ex concorrenti di X Factor che si presenteranno in gara: Marco Mengoni e Noemi e tra gli artisti e Tony Maiello tra la Nuova Generazione.

Leggiamo insieme le sue riflessioni pubblicate su Il giornale:

Marco Mengoni:

Prendi Marco Mengoni, nato nel Natale 1988, vincitore morganatico di X Factor nel senso che Morgan era il suo caposquadra, propensione ai suoni soul, molto vicino all’anglolibanese Mika che sta facendo impazzire il mondo. Mentre pubblica il cd Re matto, Mengoni arriva all’Ariston con Credimi ancora, brano poco sanremese, molto complesso per arrangiamenti, cantato in modo strepitoso perché questo ragazzo «tiene voce», come direbbe Enrico Caruso: molto strutturata, agile, impaziente di arrivare ai toni alti senza perdere carico.

Noemi:

Una che li frequenta poco, i toni alti, è Noemi che al Festival avrà un brano caotico e bello, Per tutta la vita, misurato per lei da Diego Calvetti e Marco Cappelli, ossia mica due qualunque. Ruvida e sensuale, allenata da quel blues e da quel soul nero e impestato di passioni, Noemi è abituata a vincere alla distanza: a X Factor non è arrivata in finale, ma poi ha stravinto l’estate. Stavolta chissà.

Tony Maiello:

Tony Maiello, che sarà il più spaesato di tutti perché è così inesperto, ha fatto quello che aveva promesso in tv: si è messo a perfezionare la sua musica. D’altronde lui, napoletano, vent’anni, è il frutto della scuola Mara Maionchi, la sua produttrice: palla lunga e pedalare, il lavoro innanzitutto, perché è l’unico modo per far germogliare il talento se ce l’hai. E così sbarca tra i giovani con un brano mica male, un bell’r&b all’italiana che è azzeccato non solo musicalmente, calibrato e corposo com’è, ma squaderna un testo (suo) che fai fatica a non canticchiare subito. Per di più, le parole de Il linguaggio della resa non sono la solita trafila di sole cuore amore oppure di pensieri accatastati a caso per esigenze metriche. Ma parlano del silenzio, di quel silenzio che segue la fine di un amore e dà la forza di andare avanti. Diciamolo, dai, di solito a vent’anni si è in tutt’altre riflessioni affaccendati e dal silenzio si scappa a gambe levate senza pensarci troppo su.

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