La notissima critica musicale de La Stampa, Marinella Venegoni, ha commentato i tre pezzi degli ex concorrenti di talent in vista della sessantaduesima edizione del Festival di Sanremo.
Pierdavide Carone feat. Lucio Dalla – Nanì
Dice Lucio che Nanì gli ricorda 4-3-43, alias Gesù Bambino: in realtà, la voce acerba di Carone recita nella ballad per chitarra un bravo ragazzetto che si è preso una cotta per la donna sbagliata, una che accontenta piuttosto i camionisti: ‘Dimmi perché tu ami sempre gli altri e io amo solo te’. Dopo la lunga pochade delle Olgettine, ci si ripara su terreni da repertorio classico cantautorale.
Noemi – Sono Solo Parole
(Stranamente) sotto con l’ugola, in un giro armonico che fa pensare a Vasco mentre il suo pezzo è in realtà di Fabrizio Moro (e ti sembra questa canzone di averla già sentita, chissà come, chissà dove, forse proprio da lei). Canzone d’amore disperata, quella di Noemi. C’è un lui che è sfinente e ne ha sempre una, poi si scopre che è solo pieno di paure ma lei non riesce nemmeno a rassicurarlo.
Emma Marrone – Non è l’inferno
Le pesantissime pene d’amore sono cantate da donne che esibiscono grinta, mentre altre ragazze festivaliere virano sul sociale: Emma la pasionaria per tutte. Con Non è l’inferno si fa voce drammatica di un pensionato in difficoltà, padre di un figlio ‘che a 30 anni teme il sogno di sposarsi’. Pura destra sociale, a cura di Kekko dei Modà, l’autore.