Poteva forse Selvaggia Lucarelli lasciarsi sfuggire l’occasione di commentare l’argomento della settimana? Ovviamente no e infatti la neo scrittrice propone uno spassosissimo pezzo sulla separazione tra Valeria Marini e Giovanni Cottone.Selvaggia ha postato su Facebook il suo divertente pezzo pubblicato da Libero:
Peccato perché questa volta io alla favola dell’amore eterno ci avevo creduto. E anche Valeria Marini, a quanto pare, visto che a meno di un anno dal suo sobrio matrimonio con Giovanni Cottone, ha dichiarato, affranta, che l’amore s’è consumato senza che la medesima sorte, ahimè, sia toccata al sesso. Già, perché Valeriona nostra chiederà l’annullamento alla Sacra Rota in quanto il buon Cottone, in un anno scarso d’amore, avrebbe preferito salire in sella alla sua Lambretta (di cui ha rilevato il marchio) piuttosto che alla moglie. E capirete che la faccenda non è mica tanto trascurabile: questa donna passa una vita a convincerci del fatto che sia una bomba sexy nonostante l’occhio da cernia morente e il piede da troll norvegese compresso nella calza a rete e la scarpa gioiello, va col tubino sottoveste e il rossetto fucsia pure a far castrare il gatto, fonda un marchio di biancheria intima e fa del suo perizoma glitterato il suo credo religioso e poi il marito non la tocca neanche con il manico della scopa. Una roba da entrare dall’analista ora e uscire a fine agosto, anche perché la povera Valeria dice di aver scoperto solo dopo le nozze chi fosse davvero il marito. Dice che lei proprio non aveva alcun sospetto. Dice che pareva tanto una cara persona. Dice che l’ha scoperto da google dopo il matrimonio che lui aveva un po’ di magagne finanziarie. Diamole atto. Fino a quel momento, tutto quello che era uscito su Cottone, in effetti, era parecchio rassicurante: una società con Paolo Berlusconi, un sequestro sventato dalla Guardia di finanza , un precedente sequestro operato dalla mafia catanese, un’ex moglie collusa con la mafia che era stata tra i mandanti del suo sventato sequestro e così via. Del resto, i trascorsi dei nostri mariti si somigliano un po’ tutti: una ex morbosa, una vacanza a Cuba con gli amici, un sequestro in Aspromonte, non vedo quale sia la novità. E poi diciamolo: se una donna non è sicura di sposare il Principe Azzurro mica organizza delle nozze così. Mica invita settecento persone, mica fa preparare la sua torta delle dimensioni delle sue nobili chiappe, mica dice di sì in diretta nazionale. Certo, poi uno rivede il tutto col senno di poi e si fa delle idee. Per esempio, ora ho il dubbio che la famosa bestemmia udita in diretta durante la cerimonia non fosse di una guardia del corpo ma della Marini che aveva visto l’estratto conto del marito. Viene il sospetto che il tema della festa post-nozze fossero “elfi fate e folletti” perché se una crede che Cottone sia un gentiluomo può pure credere a Fantasilandia e alla fatina dei denti. Viene il sospetto che i sette metri di velo fossero il sudario con cui Cottone avvolgeva lei e i suoi babydoll fucsia prima di occupare il talamo nuziale in sua compagnia. O il bavaglio con cui azzittiva la suocera. E questo è un altro delicato capitolo. Secondo Valeriona, suo marito trattava male quella mite, docile suocera che si chiama Gianna Orrù, una che ai tempi dell’isola dei famosi in Sudamerica , nessuno aveva il coraggio di nominare. Manco il cartello di Medellin. Dichiara, testuale: “Prima del matrimonio Giovanni è sempre stato rispettoso nei confronti di mia madre e di mio fratello, che poi è pure commercialista”. E qui la domanda è: che vuol dire “che è pure commercialista”? C’è una speciale legge che consente di sfanculare i notai e gli architetti ma chiede il carcere duro per chi insulta i commercialisti? No perché se è così, in periodo di dichiarazione dei redditi, tocca arrestare il 98% dei contribuenti. Lo so, sono stata un po’ dura con Valeriona nostra, ma credetemi, non è sparare sulla croce rossa. Al limite, sulla croce in swarovski che da circa vent’anni campeggia sul suo decoltè. La verità è che in fondo non si può non volere un po’ di bene a una donna che in mezzo all’orda di sgallettate che impalmano dei cessi un po’ agè ma pieni di soldi, dopo Cecchi Gori, riesce, clamorosamente, a ripetere l’exploit: scegliersene un altro piuttosto cesso, agè e pure senza soldi. Guardate che questo è talento. L’unico riconosciutole all’unanimità, per giunta. Ora, cosa ne sarà del futuro sentimentale di Valeria non lo possiamo sapere. Al momento non le resta che confidare nella Sacra Rota, anche se l’iter non è affatto facile. La Santanchè, per dire, ha ottenuto l’annullamento del primo matrimonio, ma in quel caso è chiaro che la Chiesa ha avuto pietà di quel pover’uomo e probabilmente la Sacra Rota gli ha intestato anche un paio di condomini in centro per risarcirlo moralmente. L’unica certezza è che se la Marini va avanti così, a suon di interviste in cui racconta i particolari del suo anno scarso di nozze con Giovanni Cottone – le sue angherie, le sue bugie, i suoi mancati accoppiamenti – il prossimo soprannome di Giovanni sarà Gianni ‘a Carogna. Insomma. Pensateci bene prima di divorziare da una che mette l’ombretto rosa e i garofani tra i capelli dopo i quaranta.
Se anche voi avete superato i quaranta e usate l’ombretto rosa è arrivato il momento di pensarci.