Simona Ventura è intervenuta davanti al giudice della settima sezione penale come testimone al processo a carico di Fabrizio Corona (fonte Leggo), accusato (a suo parere) di diffamazione attraverso la stampa.
La giudice di X Factor, infatti, non ha per nulla gradito una lettera inviata pubblicamente a lei sulle pagine di Chi.
In particolar modo, La conduttrice non ha gradito alcune frasi del fotografo, tra cui questa:
quanti pranzi e quante cene abbiamo condiviso in dodici anni di frequentazione che entrambi abbiamo avuto con Lele Mora? Potrei scrivere un libro sulla Simona segreta e tu lo sai bene, molto bene. E anche Lele potrebbe farlo.
Ciò che più la infastidisce è il fatto che queste parole mettano a repentaglio il suo essere:
professionista che cerca di fare al meglio il proprio lavoro che si basa soprattutto sul reciproco rispetto che si è creato con chi la segue da anni.
Nel processo era coinvolto anche Alfonso Signorini, direttore di Chi, per omesso controllo, ma tra i due c’è stato un chiarimento che li ha riappacificati.
Simona ribadisce che i suoi rapporti con Corona non siano mai stati idilliaci:
avrei potuto querelare Corona tante volte, ma non l’ho fatto per non rispondere a provocazioni continue. Io non sono mai voluta cadere al suo livello, siamo frutti completamente diversi di un albero.
La presentatrice ribadisce, infine, che la lettera scritta da Corona su Chi e rivolta a lei sia stata:
altamente lesiva della mia persona.
E ne spiega il motivo, sostenendo che:
personaggi come Fabrizio Corona fanno credere che questo sia un ambiente tutto di questo tipo, quando invece è fatto da grandi professionisti. Per cui sentirmi ricattare da Corona, che fa credere che io abbia una sorta di seconda vita mi offende come professionista, in più mi colpisce come donna e come mamma.
E’ anche vero, però, che non è tutto oro quello che luccica.