La Corte di Cassazione ha sentenziato: offendere qualcuno durante un reality non è reato, perché simili programmi hanno la caratteristica di sollecitare il contrasto verbale tra i partecipanti.
La Cassazione ha respinto la domanda di risarcimento danni avanzata da un concorrente di Survivor (reality del 2001 di Italia 1) che si era sentito offeso da un compagno che l’aveva definito pedofilo perché corteggiava una ragazza molto più giovane e, sperando del taglio della regia, aveva poi scoperto che quell’epiteto era, invece, stato mandato in onda, rendendolo tutt’ora vittima di pesanti sfottò.
A tal proposito la Cassazione dice:
Si tratta di una conseguenza della notorietà volontariamente acquisita con la partecipazione a quella trasmissione, nonché della naturale tendenza del pubblico all’imitazione di quanto apparso in televisione.