Per non fermarsi mai è il nuovo album dei The bastard sons of Dioniso. L’album, uscito il 15 Novembre, contiene 11 tracce “limpide come l’aria delle loro montagne”, tutte in italiano esclusa la cover dei Beatles Tomorrow Never Knows. Abbiamo intervistato Jacopo Broseghini: voce, basso e moog del gruppo secondo classificato ad X Factor 3.
Per non fermarsi mai, oltre al titolo del vostro nuovo album, è anche un grido di speranza?
Si. Il nostro intento era quello di realizzare un disco importante, per noi: rappresenta una “ricetta” per superare le difficoltà che abbiamo incontrato e per poterci esprimere al massimo della libertà. Per questo motivo speriamo di infondere in chi ci ascolterà una carica di energia positiva e far capire loro che si può andare avanti, senza fermarsi mai.
Qual è il punto di forza del vostro disco, secondo te?
La libertà. Abbiamo creato un disco molto personale: non si può essere altro che sè stessi, per durare nel tempo e per semplicità.
Nelle dodici canzoni del disco c’è anche una cover dei Beatles (Tomorrow never knows). Perché l’avete scelta?
Tomorrow never knows l’avevamo registrata per diletto. In fase di mixaggio, il fonico ha sentito la canzone e ci ha detto che il brano sarebbe stato benissimo all’interno dell’album nella sua costruzione complessiva. Quindi abbiamo tolto una canzone inedita e abbiamo inserito la cover dei Beatles.
Non ci sono brani inediti in inglese. Perché?
Sin da prima di X Factor avevamo cominciato a lavorare e sperimentare in italiano. La lingua inglese ha una struttura molto diversa dalla nostra a livello di accenti e parole tronche. E’ sicuramente molto più comoda per fare rock ‘n roll. Per questo motivo, inizialmente, vedevamo l’italiano come uno scoglio. Ma iniziando a lavorarci abbiamo trovato una bella dimensione e ora come ora sarebbe difficile tornare a cantare in inglese. In italiano si possono dire molte più cose e così siamo maturati nella scrittura. In inglese era bello prendere in giro le persone, senza farci capire. E’ un modo per far capire che vogliamo farci capire, è una scelta di responsabilità.
Apriamo il capitolo X Factor. Come siete finiti lì, ricordi?
Ricordo bene perché è stata una scelta difficile, a livello personale. Non ero convinto che fosse una scelta giusta, ma i miei genitori mi hanno convinto dicendomi che esperienze di questo tipo capitano una volta sola nella vita. Abbiamo deciso di presentarci ai provini dopo che la redazione del programma (entusiasta per aver trovato un gruppo come noi) ci aveva contattato. La televisione ci ha dato la visibilità che un artista, andando a suonare in giro per tutta Italia, si procurerebbe in 10 anni di attività. Ma è una visibilità dal punto di vista visivo e non musicale. Il nostro intento è quello di riuscire a farci sentire.
E’ un’esperienza che ripetereste?
Io non mi pento assolutamente.
Ad X Factor avete conosciuto Gaudì che, se non sbaglio, ha continuato a collaborare con voi…
Gaudi ha prodotto, in collaborazione con la Sony, il nostro al album In stasi perpetua. Grazie al bellissimo rapporto che avevamo instaurato abbiamo aperto la nostra visione degli arrangiamenti e sulle dinamiche dei suoni. Grazie a lui abbiamo anche introdotto, anche nei live, l’uso dei sintetizzatori. Ti voglio raccontare un fatto simpatico..
Sono tutto orecchi.
La settimana scorsa stavamo andando ad Alessandria dove dovevamo tenere un concerto. Ci siamo fermati a Bologna e lì avevamo un’oretta di tempo a disposizione. Dunque abbiamo deciso di fare un giretto per Bologna. Dopo 20 metri, sul marciapiede, abbiamo incontrato Gaudi. Era tornato il giorno prima dalla Scozia ed aveva appena finito il suo tuor mondiale. Era da molto tempo che non avevamo avuto la possibilità di incontrarci, visto che lui va sempre in giro per il mondo. E invece ci siamo ritrovati per caso su un marciapedie (ride, ndr).
Sempre ad XFactor avete incontrato Mara Maionchi, che ha gestito il vostro manegement. La collaborazione continua o è terminata?
Le nostre strade si sono divise perché il nostro progetto musicale è abbastanza difficile da supportare e ne siamo consapevoli. Ad inizio anno abbiamo avuto delle discussioni artistiche e abbiamo capito che per essere soddisfatti a livello personale e a livello di fegato il modo migliore era quello di arrangiarsi. Non riuscivamo a far capire quale fosse il nostro intento. Anche Mara ha capito questo ed è stata molto giusta nel dirci “seguite la vostra strada e se vi andrà bene, sarò felice per voi… mi offrirete una vacanza dalle vostre parti”. Ci siamo salutati in modo fraterno dopo un rapporto intenso, che ci ha aiutato in un momento in cui la visibilità voleva un certo tipo di ragionamento. Però adesso abbiamo scelto una strada più “on the road”.
Chi è stato a chiudere il rapporto con la Sony Music?
E’ stata una scelta loro, per fortuna. Noi non avevamo potere di decisione: avevamo firmato un contratto per non so quanti album. Ci chiedevano di lavorare su dei brani che non ci appartenevano. Avevamo anche rinunciato a della promozione perché si sarebbero dovute cantare canzoni che non erano le nostre. A noi sarebbe bastato proporre la nostra musica.
Con la nuova etichetta, invece, avete trovato la giusta libertà?
Abbiamo deciso di realizzarci, e produrci, l’album. Una volta finito, abbiamo sondato il terreno cercando qualche addetto ai lavori che potesse distribuirci l’album. Abbiamo ricevuto diverse proposte e così abbiamo potuto scegliere la proposta che ci garantiva le migliori prospettive. Abbiamo visto un interesse sul lavoro e l’interesse è arrivato solo dopo aver sentito l’album. Questa è la più grande soddisfazione.
Intanto è partito anche il tour di promozione. Cosa potranno vedere le persone che vi veranno ad ascoltare dal vivo?
Ci vedono fare una fatica bestiale (ride, ndr). Abbiamo deciso di fare un set molto energetico con delle parti strumentali più lunghe rispetto a quelle sentite nell’album. Proponiamo tutte le canzoni del nuovo album ed alcune di quello vecchio. C’è anche una parte acustica a cui teniamo molto.
Avete un sogno nel cassetto?
A livello professionale i sogni sono sempre uno in fila all’altro. Quando raggiungi un risultato, stai sempre pensando al futuro. Infatti siamo già proiettati al prossimo album.
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