Non c’è reality senza polemica e The Mission se ne è tirate dietro quanto basta, considerando che inizierà solamente a settembre e il pubblico chiede già la sua sospensione.
The Mission è il nuovo reality di Raiuno, che porta i vip in alcuni campi profughi: beneficenza televisiva, chiamiamola così, ma il fatto di strumentalizzarla per un reality televisivo non ha fatto gola a molti e le proteste sul web e oltre sono già iniziate. C’è chi difende la formula del programma, chi la denigra, il destino di The Mission al momento è incerto.
Tra i partecipanti ci sono Barbara De Rossi, Michele Cucuzza ed Emanuele Filiberto, i concorrenti avranno il compito di aiutare gli operatori dell’Unhcr e e dell’Ong Intersos, ma molte altre associazioni si sono lamentate dell’idea che sta alla base del programma, difeso a spada tratta da Emanuele Filiberto di Savoia, che ha dichiarato:
La strumentalizzazione è di chi parla ora senza aver visto e capito il programma. Tra l’altro non c’è nessun premio in palio né un cachet, io non ho preso un euro. Sono fiero che Raiuno abbia coraggiosamente deciso di fare un programma del genere, non facile da mandare in onda in prime time. È una bella scommessa. Il grande pubblico potrà conoscere situazioni che non sono così lontane dalla nostra patria.
Il Gruppo Umana Solidarietà si schiera contro The Mission, dichiarando:
Siamo una Ong che si occupa di profughi in Italia da ormai vent’anni e all’estero facciamo cooperazione con un’idea differente dal facile pietismo. Abbiamo difficoltà, nel nostro lavoro quotidiano, anche perché non abbiamo il supporto di una comunicazione oggettiva e spesso ci troviamo a gestire le conseguenze di articoli o servizi che cercano lo scoop su questa o quella organizzazione o su questo o quel gruppo di migranti. Se la Rai avesse voluto raccontare il lavoro di tante Ong nei territori di guerra o nei campi lo avrebbe potuto fare in altri modi.
E tra le lamentele generali, non mancano quelle del popolo del web che ha già dato vita a due petizioni per fermare il programma:
Riteniamo inaccettabile che la tv pubblica realizzi questo progetto. Lo sfruttamento della sofferenza cui sono sottoposti i profughi a fini di spettacolo non può essere tollerato ed è per noi motivo di indignazione.
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