Da navigato giudice, Enrico Sensei Ruggeri racconta al settimanale Vivo, la propria esperienza nel talent show di Raidue senza, però, risparmiarsi in critiche verso il sistema puramente televisivo, che spesso regala facili illusioni alle giovani generazioni:
Sono televisivamente interessanti, ma non ci manderei mai i miei figli. Sono meccanismi adulti pericolosi per un bambino: c’è la rivalsa sociale, l’esibizionismo, il narcisismo, che ci deve essere se sali sul palco, ma a dodici anni sono tutte caratteristiche da dosare.
Il cantautore milanese è fermamente convinto che dei tanti ragazzi sfornati da uno show come X Factor solo pochi potranno continuare il proprio percorso musicale:
Quello dei talent show è un meccanismo che sta producendo molti cantanti di successo, ma la vera risposta ai talent si avrà tra cinque/sei anni, per vedere se le carriere saranno decennali o se hanno prodotto solo eroi di una stagione. Ci sono mille modi per provare a diventare qualcuno: Sanremo e Castrocaro hanno prodotto persone diventate famose nel mondo, ma anche personaggi dimenticati l’anno dopo. Il vantaggio di un talent è che le persone hanno più tempo per conoscere qualcuno.
Positivo il bilancio finale sulla sua partecipazione al programma di Francesco Facchinetti:
È un’esperienza divertente, difficile e dura, anche con momenti di tensione e di dispiacere. E un’amplificazione dei meccanismi della vita. Le puntate durano tre ore, succede di tutto e decidi del destino di altre persone. Ci sono ragazzi il cui sogno può essere interrotto o alimentato da una tua parola di troppo, da un errore di valutazione, o da un confronto tra i giudici. Ci sono una serie delle dinamiche televisivamente interessanti, ma delicate. Poi stiamo parlando di ragazzi che non sanno ancora se nella vita faranno i cantanti o no.